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Avril e l'inizio del mio mondo.

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Memory.
view post Posted on 27/7/2009, 15:05     +1   -1




CITAZIONE
Ero piccolo una volta. Già, sembrano passati secoli. Eppure non riesco a dimenticare di aver sognato un giorno. Era una tipica giornata invernale, a quel tempo andavo all’asilo e tutto era più semplice; ogni giornata era una scoperta. Tuttavia quella notte mi sentivo solo. I miei erano tornati stanchi dalla cena del loro anniversario di matrimonio mentre io sono rimasto a casa accudito da mia nonna. Dormivo in camera mia la maggior parte delle volte; non sono mai stato un tipo troppo pauroso. Ad un certo punto il sonno mi pervase completamente, abbattendo definitivamente i muri dei miei pensieri.
E si sa che quando non ci sono freni inibitori il nostro cervello vaga quasi drogato a scovare nei luoghi più nascosti del nostro inconscio. Sognai. Ero in un bosco. M’ero perso per qualche inconsapevole motivo. Invocavo a gran voce i miei parenti, uno ad uno e come risposta avevo solo un eco che ripeteva le stesse mie medesime cose. Mi siedo accanto ad un albero, piangevo. Pensavo che la mia vita fosse destinata ad essere dominata dalla solitudine. Ad un certo punto sento una melodia; non una qualsiasi. Una soave brezza che colpisce i timpani in modo magico; paranormale. Io ne ero attratto. Una voce di donna mi stava conducendo non so dove in un posto sconosciuto. Ma io ormai ero estasiato. Cammino. Mi faccio spazio tra gl’alberi. Non mi importava di quanto mi era attorno. Io dovevo raggiungerla. Una casa in lontananza. Da quella casa proveniva quella sonora musica. Era una casa rudimentale, colpita dai raggi del sole che sembravano indicarla. Non avevo il coraggio d’entrare. C’era una finestra verso la sinistra e sbirciai. All’interno c’era una ragazza bionda, bellissima, con una chitarra in mano. Era chinata a vedere le sue mani che agitavano delle corde dorate. Poi qualcosa proveniente dal bosco tenta di risucchiarmi. Grido. E l’unica cosa che ricordo era il viso della ragazza bionda.
Ad oggi io preferisco identificare quella ragazza bionda come una cantante canadese, di nome Avril Lavigne. Sono conscio che non posso aver sognato una persona che nemmeno conoscevo e che a quell’età era poco più che un’adolescente ma adoro pensare di essere predestinato a lei.
Avril mi ha aiutato nei momenti più difficili, quando ero solo, quando nessuno mi capiva, quando ogni notte m’incontravo col mio lettore musicale. Senza di lei io non sarei quello che sono oggi. Senza di lei io non sarei niente. M’infonde coraggio e poco importa se veste di rosa o fa anche la stilista per bambini oppure si commercializza. La pubblicità non c’è quando le casse del mio computer riproducono ‘Slipped Away’; non c’è profumo che tenga quando ascolto ‘My Happy Ending’; non c’è colore che odio quando ascolto ‘Nobody’s Home’. Io la sento mia, la sento vicina. Credo di poterla vedere adesso. Col volto angelico ad osservare quello che sto scrivendo. Ed io la guardo. Catturato dal suo occhio vispo e dalla sua voglia di fare. Perché forse in fondo sono ancora un ragazzino che cerca la strada per uscire da un folto bosco di paure.

Per un contest u-u
 
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